Heysel, tutti sapevano tranne loro. Di David Gramiccioli

La Voce della Storia

Heysel, tutti sapevano tranne loro. Di David Gramiccioli

29 maggio 1985, stadio Heysel di Bruxelles.

Alle 20.30 l’Arbitro dovrebbe fischiare l’inizio dell’attesissima partita tra Juventus e Liverpool, la finale della Coppa dei Campioni.

Alle 18.20, però, si scatena un evento che porterà a una vera e propria strage: 39 persone – tra cui 32 Italiani – moriranno sugli spalti dell’Heysel, mentre almeno altre 600 rimarranno ferite.

39 morti e oltre 600 feriti. Per un avvenimento sportivo.

Ricostruiamo insieme gli avvenimenti che portarono a questa tragedia.

Durante la valutazione per l’assegnazione dei posti alle due opposte tifoserie, ai molti tifosi italiani – buona parte dei quali appartenente alle tifoserie organizzate – furono assegnati i settori M-N-O dello stadio: praticamente, la curva opposta rispetto a quella riservata ai tifosi inglesi.

Molti tifosi italiani, però, organizzatisi autonomamente, finirono nella tribuna Z, secondo gli organizzatori riservata agli “spettatori neutrali”.
Due basse reti metalliche separavano la tribuna Z dal settore riservato ai tifosi del Liverpool, le cui fila erano state ingrossate dai tifosi del Chelsea, noti per la loro particolare propensione alla violenza (si facevano chiamare “HeadHunters”, Cacciatori di teste).

Alle 18.20, quindi, i tifosi inglesi più accesi – i cosiddetti “Hooligans” – cominciarono a spingersi a ondate verso il settore Z, cercando il “take an end” (“prendi la curva”), sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti verificatisi un anno prima a Roma, in occasione d’un’altra finale di calcio, gli Hooligans s’aspettavano forse una reazione più violenta da parte degli juventini, ma la reazione non ci fu, dal momento che la tifoseria bianconera organizzata era situata nella curva opposta (settori M-N-O, come già detto).

Gli inglesi sostennero d’avere caricato più volte a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti cercarono dapprima di spostarsi verso il campo di calcio, ma le forze dell’ordine belghe, assolutamente non consapevoli di quanto stava accadendo e impreparate, li caricarono a manganellate!

Queste persone furono quindi costrette ad arretrare, ammassandosi contro il muro opposto al settore della curva occupato dai sostenitori del Liverpool.

Una ressa mortale.

Quella notte ha cambiato tante cose nel mondo del calcio, ma ciò che è rimasto – e rimarrà per sempre – è l’orrore di quelle immagini.

Parlare oggi di quella tragedia, senza nessuna strumentalizzazione, significa ripercorrere lo sport attraverso i suoi principi più sani ed educativi.

La vita dimentica molti. La morte nessuno. (Hans-Hermann Kersten)

“Heysel, tutti sapevano: tranne loro”, di David Gramiccioli: l’inchiesta che ricostruisce questa tragedia in modo assoluto, coinvolgente e commovente.

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