Impatto socio-economico del post-Covid-19

Piramide di Maslow

Impatto socio-economico del post-Covid-19

Un nostro Socio ci segnala l’articolo che segue – con il consenso dell’Autore, lo pubblichiamo volentieri.

L’emergenza che stiamo vivendo è una situazione reale, non immaginaria.

Una situazione complessa che necessita di essere decifrata, spiegata, rappresentata. La narrazione che se ne fa si presta ai più svariati usi e, talvolta, abusi. Tra i tanti soggetti che si fanno carico di comunicare i fatti, può esservi qualcuno che si pone un obiettivo. Qualcuno che tenta di venderci qualcosa: un’idea, una soluzione, un’imposizione, una limitazione ai nostri diritti.

Ho accolto con piacere l’invito a scrivere un pezzo sulle conseguenze economiche del coronavirus, ma mi son chiesto “Da dove comincio?”. In quel momento, come in una sorta di visione, ho visto stagliarsi davanti a me una piramide.

Non una piramide qualsiasi, s’intenda, ma la

piramide di Maslow.

Maslow non era un faraone, ma uno psicologo, che elaborò un interessante analisi dei bisogni degli individui, catalogandoli e mettendoli in ordine di importanza.

Non pensò a una semplice scala di valori. Maslow, infatti, osservò acutamente che non tutti riescono a soddisfare i propri bisogni fino in fondo, quindi, volendo schematizzare il concetto in un grafico, si avvalse di una piramide. La base è larga, ma il vertice è piccolo; in vetta non c’è troppo spazio e non tutti la possono raggiungere.

  • Secondo Maslow il bisogno primario, fondamentale, quello alla base del suo triangolo, è la soddisfazione delle necessità FISOLOGICHE.

La nostra vita, la nostra pellaccia è il bene primario da tutelare. Una volta messa al sicuro quella, possiamo pensare ad altri bisogni fisiologici come un luogo riparato, pulito, e asciutto in cui abitare; del cibo con quale nutrirci per potere ricavare le energie necessarie a vivere.

  • Poi viene il bisogno di SICUREZZA. Consideriamolo come il confort. Vogliamo che il nostro rifugio sia una casa solida, che ci tenga al riparo dal mondo esterno; che il cibo che assumiamo sia sano e appetibile, e che il nostro stato di salute sia florido.
  • Soddisfatto il secondo step, si passa ai bisogni un po’ più sofisticati, come il bisogno di APPARTENENZA. Facciamo parte di una comunità, di una società, quindi desideriamo per noi una bella famiglia, amicizie stimolanti, relazioni interessanti, senza dimenticare una vita sessuale appagante.
  • Soddisfatto ciò, si sale di un altro gradino e arriviamo a qualcosa di più metafisico, come il bisogno di STIMA. Maslow, che non a caso è uno psicologo, punta più l’accento sull’auto-stima, ovvero sulla considerazione che ognuno ha di sé stesso. Senza quella, tutta la considerazione del mondo non serve a compensare la disistima di sé.
  • Infine, al disopra di tutto, al vertice: l’AUTOREALIZZAZIONE, uno stato di illuminazione umana prima che morale, assoluta, molto vicino alla buddità.

La piramide funzione per ogni società, in ogni luogo e in ogni epoca. Anche per l’epoca attuale, in cui scrivo da segregato (come molti), per l’emergenza coranavirus.

In questo frangente, il bisogno fisiologico l’abbiamo raggiunto riempendo il frigorifero. Quello di sicurezza barricandoci in casa e, se costretti a uscire (come i personaggi de L’Eternauta di Hoesterheld), bardati con guanti e mascherine. L’appartenenza si manifesta con le bandiere sul balcone; la stima con la fioritura delle piante in terrazza; quanto all’autorealizzazione bè… non si è detto che questa sarà la grande occasione per diventare tutti persone migliori?

Facciamoci caso: grazie ai social e a un po’ di fantasia, abbiamo tutti raggiunto la cima della piramide, purtroppo solo la piramide dei Bisogni Impalpabili, ma è comunque la vetta.

Vale la pena, allora, uscire per tornare alla vita di prima? Non è che questo piccolo mondo autoreferenziale, nel quale ci hanno rinchiuso in forza di un decreto, è molto migliore di quello che ci aspetta fuori?

Abraham Maslow

continua a godere di grande fortuna, ma in un ambito diverso da quello della psicologia.

La sua piramide dei bisogni, infatti, è un caposaldo nell’insegnamento delle tecniche di vendita. La slide della piramide è un must, seconda solo a quella dell’iceberg di Katona (del quale, per vostra fortuna, non illustrerò i termini). La ragione di ciò è evidente: un buon venditore deve sapere in quale sezione del triangolo si trova il suo potenziale cliente e, soprattutto, il proprio prodotto. Quale bisogno tende a soddisfare, qual è il suo posto nella scala? Parafrasando Cenerentola: i bisogni son desideri, dimmi dove stai e ti dirò cosa vorrai.

Un esercizio divertente è mettere un modello o un tipo di automobile per ogni gradone della piramide. Non occorre essere un concessionario per capire su cosa fare leva (l’autorealizzato? nessuna auto: usa UBER).

Un buon venditore deve conoscere la psicologia per essere in grado di influenzare nel modo più efficace il potenziale cliente, guidandolo alla scelta. Maslow non è l’unico psicologo dalle cui intuizione si è attinto a piene mani per formare venditori. Ma se lo psicologo studia i comportamenti umani, individuali e collettivi, per correggere le storture degli individui o dei sistemi, il venditore si pone un altro obiettivo: condizionare una scelta.

Vendere può, talvolta, trasformarsi in una forma di manipolazione.

Quando si pensa a un venditore pensiamo a un piazzista, ma non è così. Sono molteplici gli ambiti in cui la capacità di vendita può esprimersi.

La politica, per esempio.

Cosa fa un politico se non influenzare gli altri e farseli amici? Così come titola il celeberrimo manuale di vendita scritto da Dale Carnegie. Donald Trump e Silvio Berlusconi, per esempio, sono due cinture nere decimo dan in tecniche di vendita. Si sono messi in gioco in prima persona in politica, e hanno raggiunto il vertice dei rispettivi sistemi.

Spin doctor, pubblicitari, facilitatori, influencer, esperti di marketing, consulenti, persuasori, faccendieri… la schiera di soggetti abilitati a manipolare la realtà per restituircela in una forma diversa è lunga. Ciò che differisce è lo scopo che si prefiggono e le leve che utilizzano per raggiungerlo.

Le leve…

Torniamo al coronavirus.

Se osserviamo la nostra piramide, notiamo come il virus minacci i nostri bisogni primari, quelli che garantiscono la nostra sopravvivenza. Ciò avviene raramente nell’esistenza di ognuno di noi (per fortuna). Può accadere di mettere a repentaglio il proprio lavoro, una relazione affettiva, un’amicizia di lunga data, il conto in banca, l’iscrizione al golf club, la barca al lago, la stima in noi stessi… se accade, possiamo reggere. Ma se a essere minacciata è la nostra stessa vita: scatta l’allarme rosso. Ancestrali sistemi di autoprotezione si attivano e non c’è raziocinio che tenga. L’obiettivo diventa uno solo: mettersi in salvo. La leva è potentissima: si chiama paura. Più paura abbiamo è più la nostra autonomia di scelta si avvicina allo zero assoluto.

Il coronavirus con il suo attacco ai bisogni primari dell’individuo, facendo leva sulla paura, è una poderosa arma di manipolazione delle coscienze.

Sfruttata a dovere e da mani capaci può portare chi la impiega a raggiungere posizioni egemoniche in qualsiasi campo.

Attualmente vediamo in azione tanto competitors, impegnati a prendere l’onda giusta dello tsunami. “Il virus è potentissimo e ci ucciderà tutti, non importa l’età, non importa lo stato di salute”.

La pandemia tocca i nostri bisogni primari, per sconfiggerla bisogna attenersi a delle regole ferree e stringenti a tutela della collettività, del benessere di tutti noi. Vanno accettate e chi non le accetta, o le mette in discussione, va contro l’interesse collettivo, e per questo va punito.

Chi tiene il piede sull’acceleratore, chi prende le decisioni, a vario titolo, a vario livello sta sperimentando un’ebrezza mai provata: l’accettazione passiva e indiscussa della collettività a qualsiasi disposizione, anche la più illiberale.

La relazione tra paura e consenso, sempre molto intensa nell’esercizio della Forza chiamata Potere, oggi è più chiara a chi esercita il potere, piccolo o grande che sia.

La paura paga.

Ergo: bisogna alimentare la paura.

L’epidemia sta esaurendo il suo corso biologico naturale? “Non è vero; ci vorranno mesi, l’epidemia riprenderà, in autunno; anzi, ci vorranno almeno due anni per uscirne.”

Politici di modesta levatura e basso cabotaggio si ritrovano improvvisamente assurti al ruolo di novelli Churchill, impegnati nella strenua battaglia contro il virus. Notorietà, visibilità, un credito da spendersi in un prossimo futuro… Il problema è che non si capisce di quale futuro si parli, fintanto che il loro trip continua. Quanti personaggi politici hanno potuto godere di una simile contingenza favorevole nella Storia? Siamo convinti che per loro sia così facile rinunciarvi? Tornare allo squallido tran tran della vita politica quotidiana?

Quali saranno, dunque, le conseguenze economiche del coronavirus?

Che molti si ritroveranno al primo gradino della piramide di Maslow, azzerando ciò che si trova al di sopra, per loro si parlerà di ruderi della piramide di Maslow.

Che le conseguenze economiche del coronavirus faranno più danni del coronavirus stesso, è evidente. I danni li hanno già fatti, li stanno facendo e li faranno. Ma la lettura dei bollettini medici ha assunto una tale sacralità da mettere in ombra tutto il resto. Ora che i nostri politici si sono specializzati in virologia, e demagogia della quarantena, pretendiamo che si dedichino a questione noiose come l’economia? È un po’ più complesso suggerire soluzioni e, soprattutto, accontentare la piazza.

L’impressione? Che più l’emergenza coronavirus si prolunga e più si riesca a rimandare il problema della crisi economica.

Certo, di economia si parla ma alle parole non fanno seguito provvedimenti concreti, fattivi o pratici. Si ventila di una crisi spaventosa (ancora la paura…) per risolvere la quale serviranno aiuti, dall’alto. L’obolo, il contributo che, se non arriva, è solo colpa dell’Europa, o degli olandesi, o dei tedeschi, o vattelapesca. Il nemico oltre confine. Si dà una bella lustratina all’armamentario patriottico e la questione è bell’e che risolta.

Eppure non occorre scomodare battiti d’ala di farfalla, cigni neri o effetti domino per affrontare la situazione.

Basta attenersi all’economia spicciola, quella imparata alle elementari: spese, ricavi e guadagni.

Problema: se Pierino spende 10 e ricava zero, quanto guadagna? Risposta: perde 10, soluzione che concilia principi di logica e di matematica. Fino a quando Pierino, in età di coronavirus, continuerà a perdere? Non è dato sapersi perché non conosciamo i termini dello stop loss, la data della fine del blocco.

L’economia è semplice, l’ha spiegata efficacemente Esopo con la sua favola de La cicala e la formica.

In Italia, in questo momento, abbiamo migliaia di formiche ansiose di rimettersi all’opera. Domanda: perché vogliamo trasformarle in cicale? Vanno bene i contributi, se e quando arriveranno, ma si tratta pur sempre di prestiti che andranno restituiti. Vogliamo, allora, dar modo a chi scalpita ai bordi del campo di ritornare in gioco?

Viviamo in una sorta di stato di catalessi, di stasi, paralizzati dalla paura. Paradossalmente i provvedimenti di contenimento dell’epidemia si inaspriscono, con il diminuire dei contagi.

Per il nostro interesse, ovviamente, ma lasciando la sgradevole impressione che qualcuno, in alto, ci stia prendendo gusto.

Un’unica cosa è certa, come ci spiegano i politici e i loro sodali, se e quando (sic) si riaprirà, tutti dovranno indossare le mascherine.

Ecco questo è un principio chiaro.

Che sia giunto, allora, il momento di dichiarare che il Re è nudo?

Sappiamo che migliaia di italiani hanno continuato a lavorare, in questo periodo di blocco, perché autorizzati a farlo. Hanno percepito uno stipendio e, magari, un meritatissimo bonus. Molte delle aziende per cui essi lavorano hanno fatto ricchi profitti; bene, così va il mondo. Questi lavoratori avranno maturato le ferie e, come ogni anno, vorranno godersele, andando in vacanza. Se lo meritano (sperando che il sistema permetta loro di farle…).

Per questi lavoratori la piramide di Maslow è rimasta in piedi.

Chapaeu.

Ora gli altri, quelli costretti a chiudere, non vogliono essere da meno.

Tutto qui.

Nei social, l’hashtag: #rivogliamolenostrevite non si è ancora visto, forse sarebbe il caso di lanciarlo.

Chi può permettersi il lusso di continuare a vivere nella paura e nell’isolamento, lo faccia.

Agli altri si dia modo di riconquistare la propria dignità.

Solo allora potremo parlare di conseguenze economiche del coronavirus, a ragion veduta.

G. Luca Boschiero

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